8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA:

LA STRADA ANCORA IN SALITA.

Care/i Colleghe/i,

anche quest’anno, nonostante il periodo di grande difficoltà legato ancora all’emergenza epidemiologica da COVID-19 dobbiamo non mancare a quest’appuntamento sebbene con modalità che rendono complicata la partecipazione attiva delle lavoratrici, dei lavoratori alle iniziative organizzate, nelle piazze, nei luoghi di confronto che da sempre ci appartengono.

E’ un 8 marzo che ci vede ancora oggi, a distanza di un anno (proprio questa data lo scorso anno fu l’inizio del lockdown), nel vortice di una situazione che senza alcun dubbio ha penalizzato e continua a penalizzare le donne.

La pandemia per tanti aspetti ha segnato un arretramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne, arretramento che si è manifestato attraverso licenziamenti camuffati da dimissioni e aumento della disoccupazione: i dati Istat dimostrano che a dicembre 2020: su 101mila disoccupati 99mila sono donne, si parla di She-cession (recessione al femminile), rispetto alla crisi finanziaria del 2008 che colpì soprattutto gli uomini.  

Inoltre,part time involontari o smart working come modalità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in realtà si traducono in un appesantimento dei carichi di lavoro per la donne: soprattutto le donne hanno dovuto farsi carico dei problemi legati alla carenza o alla chiusura di servizi (da quelli educativi a quelli per gli anziani).

E ancora, sono in maggioranza donne le persone che si sono ammalate di Covid-19 in ambito lavorativo.

La maggiore costrizione tra le mura domestiche fa registrare anche maggiori violenze sulle donne che purtroppo hanno anche portato a un aumento dei femminicidi.

Ma i temi delle donne, delle lotte delle donne hanno radici lontane e devono ancora essere risolti: sono, quelli per esempio, della disparità salariale tra uomini e donne che non è solo iniquità economica, di per sé gravissima, ma una discrimimazione che accompagna le donne dall’infanzia alla pensione.

Secondo l’Istat le donne rappresentano il 52,2% dei pensionati ma ricevono il 44,1% della spesa complessiva; dell’occupazione femminile; della conciliazione che non è solo un fattore culturale, occorrono servizi per ‘infanzia e per gli anziani che in Italia non ci sono, per garantire alle donne il diritto al lavoro e quindi all’indipendenza economica in mancanza della quale spesso le donne si trovano a subire violenza tra le mura domestiche: il lavoro rende libere.

La CES (Confederazione sindacati europea) attraverso pressioni su Parlamento Europeo e Stati membri, sta chiedendo con forza l’emanazione della direttiva sulla differenza retributiva di genere, promessa da Ursula Von del Leyen al suo insediamento e non ancora mantenuta! 

Le parole hanno peso e significato, rappresentano le battaglie che dobbiamo portare avanti con la determinazione che come donne ci contraddistingue, per rappresentare l’indiscutibile protagonismo delle donne nella vita di ognuno nel lavoro, nel sociale e nelle comunità, attraverso un’azione quotidiana di giustizia sociale e il contrasto ovunque di ogni forma di violenza.

Vi invito quindi a partecipare all’iniziativa “Il secondo alfabeto delle donne, una battaglia da combattere anche con le parole”, che data la pandemia, potrà essere seguita in diretta streaming dalle ore 9.30 alle 12.30, attraverso i siti dei sindacati, tra cui www.cisl.it

Come si legge nel manifesto abbiamounproblema.it (tra i primi firmatari, Piero Ragazzini,  Segretario nazionale dei pensionati Cisl), “la parità di genere perde di senso se si trasforma in un artificio retorico dietro al quale ci nascondiamo e ci mettiamo a posto la coscienza. Dobbiamo uscire dal torpore e dall’indifferenza dei nostri pensieri e delle nostre intenzioni. Come uomini dobbiamo metterci la faccia e rompere quel silenzio assordante nel quale siamo colpevolmente avvolti. Deve arrivare per noi il tempo della consapevolezza e della responsabilità”.

Buon 8 marzo a tutte e a tutti!

Roberta De Falchi

Responsabile Coordinamento nazionale donne

CISL FSUR Università